Sal Rei, la città che straborda
Morada. Era pure sull’autocertificazione della compagnia aerea, quella in cui dichiari di non aver il Covid, quella in cui segnali un numero di emergenza, quella in cui fornisci un indirizzo di destinazione. Morada, appunto.
Già, ma dove sarei stata, a Sal Rei, la città più grande di
Boa Vista che gli isolani chiamano semplicemente Vila, città. Mi ero
dimenticata di segnarmi un indirizzo, per poi scoprire che le vie non hanno
un nome, salvo qualche rarissima eccezione. Certo, però, che di Tokyo c’è
molto poco in comune, se non il fatto che anche qui i quartieri hanno il
loro riconoscibilissimo nome: Santa Barbara, Estoril, Cabral.
Eppure, accanto a luoghi caratteristici come il porticciolo
e la Praia Diante, la spiaggia più “cittadina” che c’è perché a due passi dalla
piazza, il monumento di indipendenza e le nuove costruzioni, già qualche
ecomostro e qualche scheletro del tutto incompleto faceva pensare alla
precarietà dell’equilibrio tra tradizione e modernità, e al possibile lato
oscuro della mancanza di un vincolo edilizio che, ad esempio, in Italia,
conosciamo così bene quasi da non accorgerci di averlo acquisito. E negli
ultimi anni gli effetti stridenti della modernità non si sono fatti
attendere, nemmeno qui.
Ci sono cose, nella città che cresce così
disordinatamente da strabordare, che fanno quasi sorridere. I cartelli di
vendita di un terreno piantati così, in mezzo a una spianata di sabbia
incrostata di sale. Case-che-saranno tra un palazzo e un altro, laddove il buco
è riempito da macerie, un container, ricordi organici di asini e cani. Muratori
all’opera alle 7 del mattino (ecco, no: questo non fa sorridere di sicuro i
vicini), artigiani che regolano il taglio della pietra lavica per le
strade, gruppi di bambini e ragazzi che sciamano fuori e dentro dalle scuole
dell’obbligo a tutte le ore perché, se prima dovevano fare due turni – uno al
mattino, uno al pomeriggio – in tempi di Covid possono stare a scuola in classi
ridotte tre ore per gruppo, rivelando ancora di più, se è possibile, quanto è
giovane la popolazione e quanto serva costruire ancora, magari includendo
altre attività scolastiche ed extra.
Ci sono progetti, invece, che sono stati iniziati e che ora, in questo momento storico, sembrano uno di quei relitti che la pirateria ha affondato nell’Oceano qui intorno. Il più evidente è quella piazza di cui abbiamo scritto prima: oggi, al suo posto, c’è un enorme cantiere che è iniziato su tutta la superficie disponibile e di cui non si vede la fine. Uno spazio che manca a tutti, anche a chi ha visitato brevemente Boa Vista. E accanto alla piazza, la riqualificazione della strada vicino al porticciolo e altre piazzette già disegnate e depositate. E i materiali? Molti scelgono di inserire nelle nuove costruzioni la pietra e il legno, ma senza fattori comuni di denominazione. Il risultato è una frazione totale, che di perfezione matematica non ha nulla.
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