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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

Debhora e Giacinto, alla scoperta del Tesouro do Mar

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È l’isola che decide per te. Me lo ripete ogni volta che ci vediamo, Debhora. Non perché abbia particolari capacità divinatorie, anche se quei suoi occhi verdi come acqua marina potrebbero ipnotizzare chiunque. Ma perché per lei e Giacinto è andata proprio così. Quando sono arrivati a Boa Vista, questa coppia ne aveva già viste delle belle . Si sono conosciuti sulle piste da ballo, e dall’area di Torino sono presto partiti insieme per il Brasile. Lei, assicuratrice ma con altri piccoli lavori per arrivare, da sola, a fine mese, ha seguito Giacinto, che ha sempre lavorato nelle costruzioni, nei progetti che lo portavano là. E poi sono tornati, ma hanno capito sin da subito di voler cercare qualcosa per entrambi. Ma qualcosa ha trovato loro, appunto. Non sei tu a decidere . Mi succede spesso di ascoltare le storie di chi arriva a Capo Verde con un’idea, che si rivela inapplicabile, o che ne nasconde altre, al momento invisibili . Capita in realtà a molti di noi di avere svolte ina

Ondas Para Elas, un progetto di sorellanza

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Nella vita arriva sempre un tempo per tutto . E a Boa Vista la pandemia ha fatto riflettere su come creare nuove connessioni , differenti, quando il turismo ha subito un’improvvisa battuta d’arresto e l’isola ha ripreso respiro, lasciandosi riscoprire dai suoi abitanti. Che, curiosamente, da molto tempo – se non da sempre - hanno lasciato la bellezza del mare ai turisti , tenendosi la fatica della pesca o poco più. Di questa mancanza si sono accorti soprattutto gli “operatori” del settore. Il gruppo che ogni giorno apriva le scuole di sport acquatici, composto da istruttori e praticanti, ha fondato l’ Associazione Francois Guy e ha ragionato su come colmare questo distacco cultural e con l’Elemento fondamentale, il mare. Avvicinare la popolazione , che non sa nuotare o che, incredibile a dirsi, non lo ha mai visto, ha attivato soprattutto la componente femminile di questo gruppo. Che ha pensato alle donne, fulcro della vita capoverdiana, tanto fondamentali quanto da valorizzare. Onda

Isabelle, il canto della diva italo-capoverdiana

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Isabelle è nata a Napoli , prima che Jennifer Lopez, Alicia Keys, e Beyoncè e Rihanna mostrassero al mondo la potenza della loro voce, in tutte le sfumature di toni…di pelle possibili. E’ arrivata prima lei, quella frugoletta dalla pelle nera nata da padre napoletano e mamma capoverdiana , di una grande famiglia di Boa Vista; e da allora – per fortuna - molte cose sono cambiate. Perché anche Napoli, per quanto cosmopolita, da sempre luogo di incontro di culture che lasciano tracce ovunque nella lingua come nell’arte, non è stata dolce con lei, bambina. Ci sono reazioni che scattano involontariamente nella mente di una piccola che viene additata come diversa . Isa, ad esempio, ha rifiutato di imparare il criolo per molta parte della sua gioventù, come se bastasse quello a creare distanza con l’origine. Fingeva di non capire, cercando di difendersi in casa da quello che in realtà sentiva arrivare da fuori. Eppure…la chiave della sua reazione è nata proprio dentro di lei. Perché fuori

Eurico: l'arte è terapia di felicità

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Quando si segue la propria strada si è davvero liberi. Eurico ha 36 anni e ci accoglie nella sua casa boutique nella zona di Sal Rei più autentica, quella che sbuca sulla baia di Santa Barbara . Qui le strade sono strette, ognuna delle case a uno o due piani ha una facciata di un colore diverso, inframezzate da un bar, il barbiere, un vecchio cortile ingombro di tutto. La prima volta in cui lo abbiamo cercato Eurico non c’era. La piccola bottega, Art de Mar Bubista, era chiusa e una vicina ci ha consigliato di bussare alla porta di fianco, e poi di chiamare, ma niente. Sarà uscito, tornerà, ci ha detto lei con un sorriso e quell’atteggiamento che ormai conosciamo, di attesa del momento giusto che, prima o poi, arriverà. Oggi quel tempo è arrivato. Il gradino di legno, un mandorlo e due pesci appesi al muro esterno fatti con materiale raccolto in spiaggia svelano già cosa troveremo all’interno. Attorno ai muri del piccolo Art de Mar sono appese opere realizzate con ciò che resti

Sal Rei, la città che straborda

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Morada . Era pure sull’autocertificazione della compagnia aerea, quella in cui dichiari di non aver il Covid, quella in cui segnali un numero di emergenza, quella in cui fornisci un indirizzo di destinazione . Morada, appunto. Già, ma dove sarei stata, a Sal Rei, la città più grande di Boa Vista che gli isolani chiamano semplicemente Vila, città. Mi ero dimenticata di segnarmi un indirizzo, per poi scoprire che le vie non hanno un nome , salvo qualche rarissima eccezione. Certo, però, che di Tokyo c’è molto poco in comune, se non il fatto che anche qui i quartieri hanno il loro riconoscibilissimo nome: Santa Barbara, Estoril, Cabral. Quattro anni fa, quando la vidi per la prima volta, Sal Rei mi diede l’impressione della città che sale , con quella forza costruttiva, creatrice, moderna di un quadro di Boccioni. Una piazza centrale fulcro di vita , di musica e partite di calcio, birra e pizzette, chiacchiere e incontri. E quei palazzi le cui basi comparivano un po’ più all’esterno, m