Eurico: l'arte è terapia di felicità

Quando si segue la propria strada si è davvero liberi.

Eurico ha 36 anni e ci accoglie nella sua casa boutique nella zona di Sal Rei più autentica, quella che sbuca sulla baia di Santa Barbara. Qui le strade sono strette, ognuna delle case a uno o due piani ha una facciata di un colore diverso, inframezzate da un bar, il barbiere, un vecchio cortile ingombro di tutto.
La prima volta in cui lo abbiamo cercato Eurico non c’era. La piccola bottega, Art de Mar Bubista, era chiusa e una vicina ci ha consigliato di bussare alla porta di fianco, e poi di chiamare, ma niente. Sarà uscito, tornerà, ci ha detto lei con un sorriso e quell’atteggiamento che ormai conosciamo, di attesa del momento giusto che, prima o poi, arriverà.

Oggi quel tempo è arrivato. Il gradino di legno, un mandorlo e due pesci appesi al muro esterno fatti con materiale raccolto in spiaggia svelano già cosa troveremo all’interno. Attorno ai muri del piccolo Art de Mar sono appese opere realizzate con ciò che restituisce il mare, materiale proprio e anche improprio, di quello brutto, di quello che ci ferisce.

Ho iniziato con i gioielli realizzati con le conchiglie, ci racconta lui, ex bagnino – giovanissimo - di un gran hotel oggi chiuso, poi emigrato in Italia per qualche anno dalla madre che abita a Genova. Quando sono tornato, sono venuto ad abitare nell’antica casa di mia nonna e ho aperto questo spazio. Ci indica una foto appesa a un mobile a parete. Quella è mia madre, dice. E il mobile era la finestra che ho tolto per realizzare la porta della bottega. E in effetti sì, il pensile a muro è proprio una finestra dipinta di bianco, che contiene parte delle sue creazioni.


I gioielli, abbiamo scritto. Ma poi il mare ha ispirato altro.
Continuo a intagliare conchiglie e fare anelli, ci dice prendendone uno in mano. Accanto, le collane e gli orecchini, che lui stesso porta, piccoli e tondi. Poi piano piano, spontaneamente e da autodidatta, ha iniziato a camminare sulle spiagge e a raccogliere quello che arrivava a riva. Vedete quella statua? In quel sasso ho visto subito un viso, e l’ho dipinto. Il resto è venuto da sè. Ho appena finito una lampada di conchiglie, dice accendendola. Vi piace?  

Ci parla con il sorriso, Eurico. Una persona che ha scoperto cosa lo rende felice. Portare via dalle rive i rifiuti che non smettono mai di giungere tra le isole di Capo Verde, perle incastonate nelle correnti dell’Atlantico, lo fa stare bene. Vedere le sue opere prendere forma è un’attività che lui stesso ha definito terapia: questa sua arte lo rende libero, lo rende felice. E oggi, senza turisti? Al momento sto lavorando a una serie di pensili. Ho allestito il piano superiore a laboratorio e realizzo mobili a muro con le sedie e altro materiale di riciclo. Ce ne mostra uno dal suo cellulare, li posta anche sul suo profilo Instagram, @artmarbv_.
Aspetto che la pandemia passi, che i turisti tornino, io e gli altri piccoli negozianti che come me lavorano il materiale inanimato del mare.

E nel frattempo? Nel frattempo c’è il piano superiore, ci sono le camminate lungo le spiagge di Sal Rei, i lunghi giri in bicicletta e i pensieri alla madre, lontana, che lo guarda da quella foto in bianco e nero appesa all’antica finestra. In attesa proprio di quel momento giusto che, ne è certo, prima o poi ritornerà. In pieno stile bubista, di Boa Vista.

Art de Mar aspetta e accoglie tutti in un piccolo abbraccio.



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