Ginevra, il lato femminile del surf (e non solo)

 


Ginevra, puoi tradurre tu per me?
Ginevra
è un nome bellissimo. Poi, se la ragazza che lo porta ha ricci leggeri che giocano con il sole e un accento fiorentino inconfondibile, capite che il quadro è dipinto.
Eppure di rinascimentale c’è poco, se non la bellezza. Questa ragazza, che da quasi tutta la sua vita si divide tra l’Italia e Boa Vista, è la ventiquattrenne che tutte noi vorremmo essere. Con uno sguardo ironico e già un filo disincantato che però la arricchisce ancora di più di sfumature.

La Rivoluzione di Bellezza che Ginevra ha portato alla luce è un modo di vivere in un luogo che è anche la sua terra ma che conserva, tra gli abitanti e i numerosi operatori del turismo e della ristorazione che qui vivono più o meno in pianta stabile inevitabilmente si crea, una certa diffidenza. Ma non solo. Non si tratta solo di lontananza culturale tra i nativi e chi arriva sull’isola per lavorare. No, anzi: quella si assottiglia fino ad attenuarsi con il tempo e ovviamente con la volontà. Le differenze non fanno altro che arricchire, perché forniscono sempre un punto differente di vedere la vita, aspettare il domani o pianificarlo.

La Rivoluzione di cui sopra riguarda la condizione femminile, che conserva stupefacenti similitudini per tutte le donne del mondo ma la cui posizione è decisamente da mettere in luce qui, come una pennellata chiara, come un dettaglio che determina il tutto. Capo Verde, pur essendo un Paese fondato sul focolare e la figura centrale della donna all’interno della famiglia, fatica a trovare per tutte le lei il giusto riconoscimento. E Ginevra lo sa.

Futura antropologa culturale, lei studia on line all’Alma Mater di Bologna e prepara gli esami a (una certa) distanza. Nel frattempo, però, riesce a ritagliare il tempo per molto altro. Gigi, come è conosciuta qui, surfa da sempre e parla correntemente il criolo, e per questo traduce per me. E ha molte amiche, e con alcune ha ideato un progetto legato al mare e tutto dedicato alle donne, Ondas Para Elas, Onde Per Loro. Insieme a una biologa e una splendida esperta di mindfulness ha ideato un programma di quattro settimane, per tre volte a settimana, in cui le ragazze che hanno aderito, di età molto varia, hanno parlato di condizione femminile, hanno imparato a stare su una tavola da surf, hanno meditato. Ne parleremo ancora: il progetto si è svolto tra Marzo e Aprile nella sua versione beta, e ora Ginevra, che sta affrontando una nuova sessione di esami, sta pensando a come svilupparlo.

C’è anche un secondo progetto famigliare che si chiama Museu Dos Naufragos. È un luogo che ha visto letteralmente nascere dal nulla e che, quando è stato aperto, ha curato nei dettagli della comunicazione, dell’accoglienza, degli eventi. Oggi il Museo è chiuso, causa pandemia; rare le aperture a visite private su richiesta, che però conservano quel sapore particolare della cura di cui parleremo – anche in questo caso - più avanti e più diffusamente.

E quindi sì, Ginevra, per il momento continua tradurre per me, mentre la tua vita si riempie di appuntamenti, perché questa isola sembra il paradiso addormentato in mezzo all’Atlantico, ma anche oggi, privo di turisti, è una miniera di spunti da cogliere. E tu lo sai.
Lei traduce, e poi si infila la muta e va a cercare il reef che la porterà, con un gesto fluido ed elegante, a cavalcare la giovane onda della sua vita.


Credits prima foto @finingasurfkultura
Credits terza, quarta e quinta foto (progetto Ondas Para Elas): Giorgia Wollner @giorgiawollnerphotography

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